È l’isola più pianeggiante e accogliente dell’arcipelago, formata in gran parte da gneiss e micascisti che la caratterizzano in tutto il versante orientale conferendole un profilo più dolce rispetto alle altre isole. Prende il nome dalla chiesetta e dal convento intestati alla Vergine, attivi nel Medioevo e legati a Bonifacio da stretti vincoli: lo dimostrano gli atti notarili bonifacini del XIII secolo, nei quali vi sono numerosi lasciti testamentari e donazioni a questa chiesa. Abbandonata nel XVI secolo, probabilmente a causa delle incursioni barbaresche, l’isola riprese ad essere abitata, anche se in maniera non continuativa, nel Seicento quando i pastori corsi occuparono l’arcipelago per allevare bestiame. A Santa Maria si trasferivano gli animali quando l’isola Maddalena era impiegata per la semina del grano. Il trasporto avveniva in modo particolare: le pecore potevano essere stivate sul fondo delle gondole; i bovini, invece, venivano legati per le corna e mantenuti molto vicini all’imbarcazione, o lasciati a nuotare più liberamente con un legno sotto la gola che ne garantiva il galleggiamento e che veniva assicurato con delle cime al bordo. All’inizio dell’Ottocento un pastore di origine corsa, Giuseppe Bertoleoni occupò l’isola approfittando dello scarso interesse che questa suscitava data la lontananza dalla Maddalena e costruì la sua casa sulle rovine della vecchia chiesa. Quando si arrivò, nel 1843, alla divisione e assegnazione delle terre demaniali agli abitanti dell’arcipelago, la commissione che presiedeva alle concessioni stabilì che Bertoleoni aveva dissodato e coltivato la terra e si era così guadagnato il diritto ad entrarne in possesso.
Nell’isola esiste uno stagno interessante dal punto di vista ambientale perché parte di quella rete di zone umide che, costeggiando la Corsica e la Sardegna, consente agli uccelli migratori le necessarie soste nei loro spostamenti fra Africa e Europa.
Ad est, nel 1913 è stato acceso il faro di Punta Filetto per proteggere la navigazione nel mare di levante: il nome della zona viene dal corso filetta che indica la felce.
A nord l’isolotto della Presa è legato a Santa Maria da un piccolo bassofondo che un tempo doveva essere all’asciutto; un muro trasversale ne chiudeva l’accesso libero agli animali; questo ha dato il nome alla cala, Cala Muro. Nella parte sommitale una casermetta con una postazione di avvistamento ricorda i piani di difesa della seconda guerra mondiale. A ponente della Presa un altro isolotto chiamato, come in altri casi simili, Capicciolu.
L’isola è legata a Razzoli attraverso un altro basso fondale roccioso, il Passo degli Asinelli, interdetto al traffico proprio perché impraticabile; è separata da Budelli da un piccolo tratto di mare chiamato Acqua di Missoggiu; dagli isolotti Paduleddi dal Passo del Topo; a sud di questi gli scogli Stramanari chiudono verso ovest. Questa situazione geografica non era ben chiara ai geografi dell’antichità classica e ai portolani medievali che mettevano insieme le tre isole e gli isolotti satelliti chiamandoli, genericamente, Insulae Cuniculariae, e, poi, isole dei Budelli.
Oggi Santa Maria è la sola che presenti diverse case di abitazione: i proprietari, discendenti dei Bertoleoni, l’hanno utilizzata indisturbati fino alla seconda metà del Novecento; alcuni per la conduzione di una discreta azienda agro-pastorale, altri per lunghi periodi di vacanza quando ancora non esisteva il turismo e neanche regole urbanistiche che regolamentassero gli interventi edilizi.
A mezza costa all’interno della proprietà Viggiani si trova una piccolissima cappella privata dedicata alla Vergine Assunta, nella quale, in agosto, il parroco della Maddalena celebra la messa.
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Isola di Santa Maria
È l’isola più pianeggiante e accogliente dell’arcipelago, formata in gran parte da gneiss e micascisti che la caratterizzano in tutto il versante orientale conferendole un profilo più dolce rispetto alle altre isole. Prende il nome dalla chiesetta e dal convento intestati alla Vergine, attivi nel Medioevo e legati a Bonifacio da stretti vincoli: lo dimostrano gli atti notarili bonifacini del XIII secolo, nei quali vi sono numerosi lasciti testamentari e donazioni a questa chiesa. Abbandonata nel XVI secolo, probabilmente a causa delle incursioni barbaresche, l’isola riprese ad essere abitata, anche se in maniera non continuativa, nel Seicento quando i pastori corsi occuparono l’arcipelago per allevare bestiame. A Santa Maria si trasferivano gli animali quando l’isola Maddalena era impiegata per la semina del grano. Il trasporto avveniva in modo particolare: le pecore potevano essere stivate sul fondo delle gondole; i bovini, invece, venivano legati per le corna e mantenuti molto vicini all’imbarcazione, o lasciati a nuotare più liberamente con un legno sotto la gola che ne garantiva il galleggiamento e che veniva assicurato con delle cime al bordo. All’inizio dell’Ottocento un pastore di origine corsa, Giuseppe Bertoleoni occupò l’isola approfittando dello scarso interesse che questa suscitava data la lontananza dalla Maddalena e costruì la sua casa sulle rovine della vecchia chiesa. Quando si arrivò, nel 1843, alla divisione e assegnazione delle terre demaniali agli abitanti dell’arcipelago, la commissione che presiedeva alle concessioni stabilì che Bertoleoni aveva dissodato e coltivato la terra e si era così guadagnato il diritto ad entrarne in possesso.
Nell’isola esiste uno stagno interessante dal punto di vista ambientale perché parte di quella rete di zone umide che, costeggiando la Corsica e la Sardegna, consente agli uccelli migratori le necessarie soste nei loro spostamenti fra Africa e Europa.
Ad est, nel 1913 è stato acceso il faro di Punta Filetto per proteggere la navigazione nel mare di levante: il nome della zona viene dal corso filetta che indica la felce.
A nord l’isolotto della Presa è legato a Santa Maria da un piccolo bassofondo che un tempo doveva essere all’asciutto; un muro trasversale ne chiudeva l’accesso libero agli animali; questo ha dato il nome alla cala, Cala Muro. Nella parte sommitale una casermetta con una postazione di avvistamento ricorda i piani di difesa della seconda guerra mondiale. A ponente della Presa un altro isolotto chiamato, come in altri casi simili, Capicciolu.
L’isola è legata a Razzoli attraverso un altro basso fondale roccioso, il Passo degli Asinelli, interdetto al traffico proprio perché impraticabile; è separata da Budelli da un piccolo tratto di mare chiamato Acqua di Missoggiu; dagli isolotti Paduleddi dal Passo del Topo; a sud di questi gli scogli Stramanari chiudono verso ovest. Questa situazione geografica non era ben chiara ai geografi dell’antichità classica e ai portolani medievali che mettevano insieme le tre isole e gli isolotti satelliti chiamandoli, genericamente, Insulae Cuniculariae, e, poi, isole dei Budelli.
Oggi Santa Maria è la sola che presenti diverse case di abitazione: i proprietari, discendenti dei Bertoleoni, l’hanno utilizzata indisturbati fino alla seconda metà del Novecento; alcuni per la conduzione di una discreta azienda agro-pastorale, altri per lunghi periodi di vacanza quando ancora non esisteva il turismo e neanche regole urbanistiche che regolamentassero gli interventi edilizi.
A mezza costa all’interno della proprietà Viggiani si trova una piccolissima cappella privata dedicata alla Vergine Assunta, nella quale, in agosto, il parroco della Maddalena celebra la messa.
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